Nel 2019, il grande schermo ha accolto “L’Immortale”, un titolo che ha saputo fondere cinema e televisione, creando un ponte narrativo tra due stagioni fondamentali di “Gomorra – La Serie”. Diretto e interpretato da Marco D’Amore, il film ha riscosso un notevole successo al botteghino, ma dietro le quinte si cela una serie di dettagli affascinanti e curiosità che meritano di essere raccontati.
Un titolo, due identità: il simbolismo dietro “L’Immortale”
Il soprannome “L’Immortale” non è solo un’etichetta da malavitoso, ma una metafora più profonda: Ciro Di Marzio sopravvive a tutto — all’infanzia travagliata, ai tradimenti, ai colpi della vita e perfino alla morte apparente. Il film gioca con questo concetto, lasciando lo spettatore in bilico tra mito e realtà.
La nascita del progetto: da spin-off a prequel narrativo
Inizialmente “L’Immortale” non era stato pensato come un film vero e proprio, ma come un contenuto speciale per i fan della serie. Solo in seguito, grazie all’ambizione di Marco D’Amore e alla spinta dei produttori, il progetto ha preso una forma cinematografica completa, diventando un vero e proprio ponte tra la quarta e la quinta stagione di “Gomorra”.
Un ritorno alle origini (e alle macerie): la Napoli post-terremoto
Gran parte del film si svolge negli anni ’80, nei giorni successivi al terremoto dell’Irpinia. Questa scelta temporale non è casuale: le macerie diventano un simbolo potente della nascita del piccolo Ciro, sopravvissuto al crollo di un palazzo, e del degrado urbano in cui crescerà. La ricostruzione della Napoli di quel periodo ha richiesto un lavoro certosino da parte del reparto scenografico, con location ricreate fedelmente per restituire l’atmosfera dell’epoca.
Internazionalità criminale: la Lettonia come crocevia narrativo
Una parte significativa di “L’Immortale” si svolge a Riga, in Lettonia. La scelta di questo Paese dell’Est Europa non è casuale: rappresenta un nodo della rete criminale internazionale e un’opportunità per Ciro di espandere i propri orizzonti. Le riprese in Lettonia hanno richiesto la collaborazione con attori e tecnici locali, dando al film un respiro più europeo rispetto alla serie madre.
D’Amore dietro e davanti la macchina da presa per “L’Immortale”
Marco D’Amore non solo interpreta Ciro Di Marzio, ma dirige anche il film. La sua doppia veste ha richiesto uno sforzo notevole, soprattutto nelle scene d’azione. Alcune riprese sono state completate in condizioni estreme, come la sequenza nel porto di Riga, girata di notte a temperature rigidissime. D’Amore ha raccontato di aver imparato molto osservando i registi della serie e di aver voluto imprimere la propria visione personale alla pellicola.
Le citazioni cinematografiche nascoste
Chi ha occhio attento può riconoscere in “L’Immortale” diverse citazioni e omaggi a grandi classici del cinema di gangster. Alcune inquadrature richiamano il cinema di Scorsese, mentre il rapporto tra Ciro e il giovane Bruno ha toni che ricordano quelli tra Tony Montana e Manny in “Scarface”. Anche la colonna sonora ha momenti che evocano atmosfere noir, con brani elettronici alternati a melodie malinconiche.
Un esperimento riuscito: il successo al botteghino
Nonostante la sua natura ibrida tra film e contenuto televisivo, “L’Immortale” ha sorpreso tutti con un debutto al cinema tra i più alti per un film italiano del 2019. Il successo ha confermato il forte legame tra il pubblico e il personaggio di Ciro, alimentando l’hype per il ritorno di “Gomorra”.
Una scena tagliata e un possibile sequel
Tra i contenuti esclusi dal montaggio finale pare ci fosse una sequenza che mostrava Ciro da adolescente, impegnato in un primo lavoretto per la camorra. La scena, considerata troppo lunga, è stata sacrificata in fase di editing. Tuttavia, il suo contenuto potrebbe essere ripreso in un eventuale seguito, di cui si è a lungo vociferato, lasciando aperte molte porte sul passato (e forse sul futuro) de “L’Immortale”.