Uscito nel 2002, “Il pianista” è diventato uno dei film più intensi e toccanti sul dramma dell’Olocausto. La pellicola, interpretata da Adrien Brody e diretta da Roman Polanski, racconta la vera storia di Władysław Szpilman, un pianista ebreo polacco sopravvissuto al ghetto di Varsavia. Ma dietro la sua potenza visiva e narrativa si celano numerosi retroscena affascinanti e dettagli poco noti che meritano di essere scoperti.
Una prova estrema per Adrien Brody
Per calarsi nei panni di Szpilman, Adrien Brody intraprese una trasformazione radicale: perse oltre 13 chili, seguì una dieta a base di uova sode e verdure, lasciò la sua casa, vendette la macchina e rinunciò a quasi tutti i suoi beni materiali per entrare in uno stato emotivo di isolamento e solitudine. Il suo obiettivo era comprendere, almeno in parte, la disperazione vissuta dal protagonista reale. Questa dedizione gli valse l’Oscar come miglior attore nel 2003, diventando il più giovane vincitore nella categoria.
Roman Polanski e il legame personale con la storia “Il pianista”
Il regista Roman Polanski non ha scelto “Il pianista” per caso: egli stesso è sopravvissuto al ghetto di Cracovia da bambino. Proprio per questo motivo, il film assume una dimensione autobiografica indiretta, e molte scene – come quella della fuga nei sotterranei o la paura negli appartamenti abbandonati – sono ispirate a sue esperienze personali. Nonostante il forte legame con la storia, Polanski rifiutò categoricamente di girare scene in luoghi reali del suo passato per non turbare il proprio equilibrio emotivo. Inoltre Polanski volle mantenere i dialoghi in inglese per facilitare la distribuzione internazionale, ma con accenti e dizione europei per restituire un senso di autenticità linguistica.
Le riprese a Varsavia: una città ricostruita
Gran parte delle riprese di “Il pianista” si sono svolte a Varsavia, ma molte aree erano troppo moderne per rappresentare l’aspetto della città durante gli anni ’40. Per questo, l’equipe di produzione costruì interi quartieri su set appositamente allestiti, ricreando fedelmente le rovine e l’architettura dell’epoca. Alcuni edifici storici ancora danneggiati dalla guerra furono restaurati “al contrario”, per apparire di nuovo distrutti sullo schermo.
La musica, una protagonista silenziosa
La colonna sonora di “Il pianista” gioca un ruolo fondamentale nel raccontare la storia senza parole. La musica di Chopin accompagna l’intero arco narrativo, fungendo da simbolo di speranza, resistenza e identità. Le scene in cui Szpilman suona il pianoforte sono vere esecuzioni: Adrien Brody imparò a suonare alcuni passaggi basilari, ma le parti più complesse furono registrate dal pianista polacco Janusz Olejniczak. Il sincronismo tra le dita dell’attore e la musica fu così curato che molti spettatori credono ancora che Brody abbia realmente suonato tutto.
Una scena de “Il pianista” girata… al primo ciak
La celebre scena in cui il personaggio tedesco scopre Szpilman nascosto in una casa e lo ascolta suonare è uno dei momenti più intensi del film. Sorprendentemente, quella scena venne girata in un solo ciak. Polanski volle mantenere l’autenticità e l’emozione del momento, e nonostante avesse previsto diverse riprese, decise di non ripeterla: il primo tentativo conteneva tutta la tensione necessaria.
L’uniforme originale del capitano tedesco
Il cappotto indossato dal capitano Wilm Hosenfeld (il militare tedesco che aiuta Szpilman) è autentico: apparteneva a un ufficiale della Wehrmacht realmente vissuto. La scelta di utilizzare un capo originale fu parte della meticolosa cura nei dettagli storici voluta dal regista e dalla produzione, per mantenere l’autenticità anche negli aspetti meno visibili.
Reazioni commosse e riconoscimenti
“Il pianista” non solo commosse il pubblico, ma venne acclamato in numerosi festival internazionali. Fu insignito con la Palma d’Oro al Festival di Cannes, oltre ai tre premi Oscar e sette nomination. Alcuni spettatori, sopravvissuti reali dell’Olocausto, dichiararono che mai prima di allora avevano visto una rappresentazione così cruda e realistica della vita nei ghetti nazisti.
L’orologio
L’orologio che Szpilman tiene con sé per buona parte del film non è un semplice oggetto di scena: è una replica fedele dell’orologio che il vero Szpilman possedeva e conservò per tutta la vita.
Le comparse in “Il pianista”
Alcuni dei figuranti utilizzati nelle scene di massa erano anziani sopravvissuti all’occupazione nazista o loro discendenti.