Il film “Pelham 123”, remake del classico del 1974, è molto più di un semplice thriller d’azione ambientato nella metropolitana di New York. Diretto da Tony Scott e interpretato da due giganti del cinema come Denzel Washington e John Travolta, il film racchiude al suo interno una serie di dettagli nascosti, scelte registiche audaci e retroscena che meritano di essere raccontati.
“Pelham 123”: Un remake con radici profonde
Non tutti sanno che “Pelham 123” è la terza versione della stessa storia, ispirata al romanzo “The Taking of Pelham One Two Three” di John Godey (pseudonimo di Morton Freedgood). La prima trasposizione cinematografica risale al 1974, seguita da un adattamento televisivo del 1998. Il film del 2009, diretto da Tony Scott, è quello che ha portato nuova linfa alla vicenda, modernizzandola e rendendola più adrenalinica.
Il codice “123” e la vera metropolitana
Il numero del treno “Pelham 123” non è casuale. Tradizionalmente, nella rete della metropolitana newyorkese, i treni vengono designati con l’orario e il luogo di partenza. Pelham Bay Park è una vera stazione del Bronx e i treni che partono alle 1:23 ricevono proprio quel codice identificativo. Dopo l’uscita del primo film nel ’74, però, la Metropolitan Transportation Authority (MTA) decise di sospendere temporaneamente l’uso di quel numero per evitare associazioni negative.
Denzel Washington e il peso del personaggio
Per calarsi meglio nei panni di Walter Garber, Denzel Washington decise di aumentare di peso, aggiungendo circa 25 chili. L’attore voleva rendere il suo personaggio, un semplice impiegato della MTA, più credibile e distante dall’immagine dell’eroe d’azione classico. Inoltre, passò diverse giornate nei veri uffici della metropolitana per studiare il linguaggio tecnico e l’ambiente lavorativo.
Travolta, tra tatuaggi e libertà recitativa
John Travolta, che interpreta il carismatico e instabile criminale Ryder, fece un lavoro intenso per costruire un personaggio disturbante ma affascinante. I tatuaggi che sfoggia nel film non sono casuali: sono stati scelti con attenzione per comunicare una storia pregressa senza bisogno di dialoghi. Tony Scott diede a Travolta molta libertà nei dialoghi, permettendogli di improvvisare diverse battute per rendere Ryder più imprevedibile.
Riprese blindate a New York per “Pelham 123”
Girare “Pelham 123” nella metropolitana di New York non è stato semplice. La MTA impose regole rigidissime per le riprese: tutto doveva essere supervisionato, i treni in movimento erano simulati con grande cura e ogni scena d’azione doveva rispettare criteri di sicurezza ferrei. Alcune sequenze, però, furono girate in set ricostruiti a Queens, per aggirare le restrizioni.
Il montaggio frenetico e le scelte stilistiche
Tony Scott adottò uno stile visivo ipercinetico, con tagli rapidi, colori saturi e l’uso di telecamere ad alta velocità per sottolineare la tensione. Il regista voleva che lo spettatore si sentisse imprigionato come i passeggeri del treno. La colonna sonora di Harry Gregson-Williams, che alterna toni elettronici a sonorità orchestrali, contribuisce a mantenere alta l’adrenalina.
Curiosità tecnologica
Nel film si fa ampio uso della tecnologia: webcam, laptop, connessioni wireless e sistemi di sorveglianza sono protagonisti quanto i personaggi umani. Tuttavia, diverse libertà narrative sono state prese rispetto alla reale infrastruttura della MTA, soprattutto per quanto riguarda la rapidità delle comunicazioni e l’accesso ai sistemi.
Un tributo nascosto in “Pelham 123”
In una delle scene, si può notare un omaggio al film originale del 1974: un passeggero indossa abiti simili a quelli del personaggio interpretato da Walter Matthau. Un piccolo cenno agli appassionati del cinema che conoscono bene la pellicola originale.
Un successo internazionale
Pur ricevendo recensioni contrastanti negli Stati Uniti, “Pelham 123” ha avuto un buon riscontro a livello globale, incassando oltre 150 milioni di dollari. Il mix di tensione, dialoghi serrati e la chimica tra i due protagonisti ha colpito il pubblico, confermando la capacità di Tony Scott di rinnovare un classico senza tradirne l’anima.