Quando nel 2006 “Superman Returns” arrivò nelle sale, fu accolto come un atteso ritorno dell’iconico supereroe sul grande schermo, dopo quasi due decenni di assenza. Diretto da Bryan Singer, il film si proponeva come una sorta di sequel spirituale ai primi due lungometraggi diretti da Richard Donner negli anni ’70 e ’80. Ma dietro la patina scintillante del mantello rosso e della “S” ci sono numerosi retroscena e curiosità che rendono “Superman Returns” una delle produzioni più discusse e affascinanti del cinema supereroistico moderno.
Il casting tormentato di “Superman Returns”
Il ruolo di Superman fu oggetto di una lunga e travagliata ricerca. Dopo anni di speculazioni, la produzione scelse Brandon Routh, un attore pressoché sconosciuto all’epoca, per indossare l’iconico costume. Routh fu selezionato per la sua sorprendente somiglianza con Christopher Reeve, il Superman per eccellenza del grande schermo. Ma non fu una scelta facile: prima di lui, nomi come Josh Hartnett, Paul Walker e persino Nicolas Cage erano stati accostati al ruolo in varie fasi dello sviluppo. Cage fu addirittura vicino a interpretare l’Uomo d’Acciaio in un progetto precedente, diretto da Tim Burton, mai realizzato.
Un’eredità pesante
“Superman Returns” non è un reboot completo, ma una sorta di seguito idealizzato di “Superman II” (1980). Ignora completamente quanto accaduto in “Superman III” e “IV”, scegliendo di proseguire il racconto da dove Donner l’aveva lasciato. Questo approccio generò aspettative particolari nei fan di lunga data, ma anche qualche confusione tra i nuovi spettatori.
Il budget da capogiro
Nonostante una promozione non eccessiva, “Superman Returns” costò tra i 200 e i 270 milioni di dollari, rendendolo uno dei film più costosi mai realizzati al momento della sua uscita. Gran parte di questo budget fu impiegato per gli effetti visivi innovativi, le scenografie imponenti e le tecnologie impiegate nel riportare in scena Brando.
L’omaggio al passato
Il film è pieno di citazioni e riferimenti ai film classici. Il celebre tema musicale di John Williams viene riutilizzato, così come l’estetica retrò della redazione del Daily Planet. Anche la celebre frase “Truth, justice and the American way” viene rievocata, pur con una leggera modifica per adattarsi a un contesto più globale.
Il ritorno di Marlon Brando in “Superman Returns”
Una delle più sorprendenti scelte produttive fu quella di riportare sullo schermo Marlon Brando nel ruolo di Jor-El, il padre biologico di Superman. L’attore, scomparso nel 2004, apparve nel film grazie a un lavoro certosino di recupero e restauro di vecchi filmati e dialoghi non utilizzati provenienti dalle riprese originali di “Superman” (1978). Un’operazione tecnologicamente avanzata per l’epoca, che permise a Brando di “tornare” in vita per qualche minuto sul grande schermo.
Scene tagliate e misteri di “Superman Returns”
Una delle scene più discusse ma assenti nella versione cinematografica è quella conosciuta come “la visita a Krypton”. Girata con grande dispendio di risorse, mostrava Superman tornare tra le rovine del suo pianeta natale. Nonostante fosse inizialmente pensata per aprire il film, venne eliminata in fase di montaggio. La sequenza è oggi visibile in alcune versioni home video, ma resta un esempio di come l’idea iniziale del regista sia stata modificata durante la post-produzione.
Il seguito mai nato
Nonostante un buon incasso globale (oltre 390 milioni di dollari), “Superman Returns” non ottenne il successo sperato dalla Warner Bros. Il tono più riflessivo e malinconico del film, che puntava più sul dramma umano che sull’azione esplosiva, divise critica e pubblico. Il previsto seguito, intitolato provvisoriamente “Superman: Man of Steel”, fu abbandonato e il personaggio fu rebootato anni dopo con “Man of Steel” (2013), diretto da Zack Snyder.
Lex Luthor, ancora lui
Kevin Spacey fu scelto per interpretare Lex Luthor, riportando in vita il geniale e folle antagonista. La sua interpretazione, ispirata ma caricaturale, richiama quella di Gene Hackman, ma con un tono più cupo e vendicativo. Curiosamente, la sceneggiatura lo dipinge ancora come un truffatore immobiliare, un’idea vista già nei film precedenti, che suscitò qualche critica per mancanza di originalità.