Uscito nel 1988, “Delitti e profumi” è un film italiano che, pur non essendo diventato un classico del grande pubblico, continua a suscitare curiosità tra cinefili e appassionati di cinema di genere. Diretto da Vittorio De Sisti, il film è un giallo dai tratti decisamente insoliti, dove il mondo della moda si intreccia con l’intrigo e il crimine in un’atmosfera da noir metropolitano.
“Delitti e profumi”: Un noir atipico nel cuore degli anni ’80
Una delle particolarità di “Delitti e profumi” è la sua ambientazione in un mondo apparentemente frivolo, quello dell’haute couture, che però si trasforma nel teatro di una serie di omicidi. L’ambientazione, scelta non a caso, riflette le contraddizioni degli anni ’80: estetica patinata, eccessi, edonismo… ma anche ambiguità, cinismo e oscurità. La moda diventa così metafora di un mondo dove le apparenze ingannano, e sotto la superficie luccicante si cela il marcio.
Il debutto sul grande schermo di Florence Guérin
Protagonista del film è Florence Guérin, attrice francese allora molto popolare in Europa, soprattutto per le sue interpretazioni sensuali e misteriose. In “Delitti e profumi”, Guérin interpreta un ruolo sfaccettato, sospeso tra femme fatale e vittima, contribuendo in modo decisivo al fascino ambiguo del film. Curiosamente, questo è uno dei pochi film italiani in cui recita interamente in italiano, senza essere doppiata.
Il titolo originale doveva essere diverso da “Delitti e profumi”
Un dettaglio curioso riguarda proprio il titolo: inizialmente, il progetto doveva chiamarsi “Profumo di sangue”, ma si optò per “Delitti e profumi” per giocare con l’ambiguità e attirare l’attenzione del pubblico femminile, in un’epoca in cui i thriller venivano spesso associati a un’audience maschile. Il titolo definitivo ha poi contribuito a rendere l’opera un piccolo cult tra gli appassionati di gialli “di nicchia”.
Un regista con radici televisive
Vittorio De Sisti, regista del film, proveniva soprattutto dal mondo della televisione. Aveva lavorato a lungo come montatore e regista televisivo prima di dedicarsi al cinema. “Delitti e profumi” rappresenta uno dei suoi pochi esperimenti nel lungometraggio thriller, e si distingue per un’estetica quasi televisiva, con un uso marcato della luce artificiale e inquadrature studiate più per la tensione narrativa che per il virtuosismo visivo.
I profumi come simbolo narrativo
I profumi non sono solo un dettaglio estetico o un richiamo al mondo della moda: nel film diventano un elemento ricorrente, quasi simbolico. Ogni omicidio è legato a una fragranza diversa, come se l’assassino volesse lasciare una firma olfattiva. Un tocco di originalità che mescola sensualità e macabro, e che ricorda in parte le atmosfere del romanzo “Il profumo” di Patrick Süskind, uscito solo tre anni prima del film.
La colonna sonora di “Delitti e profumi” dimenticata (ma affascinante)
La colonna sonora di “Delitti e profumi” è firmata da un compositore oggi quasi dimenticato, Stelvio Cipriani, maestro della musica da film italiano. La sua partitura alterna suoni elettronici a melodie morbide, creando un contrasto tra tensione e seduzione. Alcuni fan del cinema di genere considerano la soundtrack uno degli elementi più riusciti dell’opera, tanto da cercarla ancora oggi su vinili da collezione.
Accoglienza e riscoperta
All’uscita, “Delitti e profumi” fu accolto in modo tiepido: né stroncato né celebrato, passò abbastanza inosservato al grande pubblico. Tuttavia, con il tempo è stato rivalutato da cinefili e appassionati di thriller italiani, specialmente per la sua ambientazione unica e per la combinazione di generi apparentemente inconciliabili: moda, erotismo e giallo. Alcuni lo considerano un antesignano dei moderni “fashion thriller” e un esempio raro di cinema italiano che osa sperimentare senza rinunciare alla leggerezza.